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Piallassa di Baiona Marina Romea - Aqua Sport Santerno

Una splendida giornata sulla Pialassa – 22 Novembre 2014

Dopo alcuni anni trascorsi come canoista di fiume ho deciso di saggiare una delle tante altre facce del mondo canoistico, il kayak da mare.

Sabato 22 Novembre, guidato dall’istruttore di Aqua Sport Santerno Alberto Capponi e deliziato dalla splendida compagnia di Vittorio Fioresi, mi sono addentrato in un giro turistico di 3 ore circa all’interno della Pialassa della Baiona a Marina Romea (RA).

Fin da subito ho sentito le differenze fra il kayak da mare e quello da fiume, partendo dalla pagaia con un cucchiaio molto differente per finire con l’esigenza di una maggiore tecnica nella conduzione del mezzo e la necessità di utilizzare manovre differenti.

Dopo poche pagaiate a bordo di questo kayak che fendeva l’acqua come un rasoio la riva era già lontana, ed io che ero concentrato “sul pagaiare” cercando di lavorare sulla tecnica per ottenere una propulsione efficace son rimasto sbalordito da questo scorcio naturale stupendo.

Immerso in una calma surreale, circondato da flora e fauna quasi si trattasse di una copertina di National Geographic; pochi i rumori percettibili, i colpi della pagaia che si immergono nell’acqua e la fauna che si nascondeva al nostro passagio.

Una giornata ricca di emozioni, diverse da quelle che si possono provare affrontando dell’acqua mossa ma sono state altrettanto forti.

15 km di fatica, di emozioni e stupore sotto la guida attenta di Alberto e Vittorio che dispensavano preziosi consigli, loro alla guida dei loro kayak in quella laguna che per me aveva la parvenza di un labirinto.

Sbarcare al loro seguito all’imbrunire con una leggera foschia che timidamente calava è stato qualcosa di indescrivibile.

Di seguito qualche foto:

 

 

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Kayak Arno Aquasport Santerno

E tu come lo fai? L’esperienza dell’eskimo vissuta dalla nostra Gae

Riporto volentieri l’esperienza della nostra ASSI, Gaetana Picone, non per dare indicazioni oggettive su come fare l’eskimo, molti altri più qualificati lo fanno meglio, ma per registrare quali sono i suoi punti forti, le sue sensazioni, i suoi “trucchi” e capire come a lei riesce così bene.

La Gae è solo un anno che va in canoa, ma la manovra che le è riuscita subito meglio è proprio l’eskimo e molti si chiedono come faccia ad avere adesso un eskimo così, a prova di rapida.

Può essere interessante sentire come “come lo fa lei” e cosa pensa quando è con la testa sotto.

 


–  L’eskimo e l’esperienza di Gaetana Picone –

Comincio col dire che questo non vuole essere un corso teorico di eskimo ma solo alcune mie impressioni da novella canoista per poterlo affrontare.

Quindi, perché fare l’eskimo?

Perché è sicuramente meglio rimanere dentro il kayak piuttosto che vagare a nuoto in mezzo al fiume.

Di questo me ne sono resa immediatamente conto la prima volta che sganciando il paraspruzzi mi sono ritrovata in balia del fiume…

Personalmente mi sono bastati 3 o 4 bagni  per capire che volevo assolutamente impararlo…
Quindi sono partita da questo principio: ho bisogno di saperlo fare per la mia sicurezza e ci devo riuscire; se volete possiamo definirlo “spirito di sopravvivenza”.

Questo meccanismo mi è scattato ancora prima di iniziare qualsiasi corso pratico.
Ebbene sì, deve iniziare prima il meccanismo mentale di quello fisico.

Secondo la mia micro esperienza posso dire, secondo me, cosa rende un eskimo efficace:
–          Per prima cosa l’assetto in barca, dobbiamo sentirci un tutt’uno con essa.
Dobbiamo sentirci adesi  al kayak come una lumaca nel guscio, con le ginocchia contro il premicosce e le suole delle scarpette incollate al puntapiedi.
–          Poi decidere quale tipo di eskimo fa al caso nostro essendocene diversi.

Il consiglio è quello di farne bene anche solo uno, perché sarà comunque quello che ci tirerà fuori dai casini.

Ci sono… ora sono a testa sotto, ma prima ancora che ciò avvenga, come un razzo, cerco di assumere la posizione di partenza così quando mi trovo sotto non perdo tempo a sistemare la pagaia; a questo punto spingo il viso vicino al pozzetto per una maggiore protezione.

In questo momento mi impongo di mantenere la calma perché il panico e la fretta diventano i grandi nemici dell’eskimo e quindi anche i miei…

Prima di effettuare la spazzata verifico che tutte e due le mani che tengono la pagaia emergano fuori dall’acqua e poi  disegno un ampio semicerchio dalla punta alla coda del kayak piegando il fianco e puntando il ginocchio dx contro il suo premicosce raddrizzando così il kayak con il colpo d’anca.
Una volta raddrizzato il kayak porto il busto e la testa fuori dall’acqua piegandomi all’indietro verso la parte posteriore della barca.

Anche quando il tentativo fallisce cerco comunque di alzare la testa sopra la superficie per poter almeno respirare, in modo da guadagnare più tempo per il prossimo tentativo.

Recupero quindi nuovamente  la mia posizione e cerco questa volta di pensare meglio ai passaggi che devo eseguire per poter finalmente esultare per la sua riuscita..

La cosa importante è la mentalità giusta da adottare.
Ricordiamoci che quando siamo in fiume la messa in pratica dell’eskimo è completamente diversa da quando lo proviamo in piscina.

In fiume dobbiamo essere dei veri e propri calcolatori…

E’ cosi dei freddi calcolatori!!!

Poi non è difficile, quando ti rovesci l’acqua gelida ci dà una mano a rimanere pietrificati!!!
Ora sono lì.. faccia a faccia con una rapida per cui cerco di guardare dove mi trovo, se sono all’inizio o più verso la fine.

Questo è importante perché mentalmente cerco di fare il calcolo delle probabilità.

Ovviamente se il ribaltamento  succede all’inizio le probabilità di successo sono inferiori rispetto a se ci si trova verso la fine, questo perché a testa in giù i colpi dei sassi sul casco mi destabilizzano parecchio, ma in ogni caso almeno un tentativo è d’obbligo.

A questo proposito indossare il casco integrale mi dà una grande sicurezza.

Quando invece mi trovo ad affrontare dei passaggi e so che poco più avanti ci trovo un laghetto o uno spazio sufficiente una volta rovesciata aspetto nella posizione descritta sopra alcuni secondi e poi ripeto imperterrita la tecnica provando almeno 3-4 volte prima di stappare.

Per riassumere i consigli sono: sangue freddo, motivazione, giusto assetto in barca, buona spazzata, giusta sequenza dell’anca del busto e della testa.

Ah dimenticavo… una buona dose di culo è estremamente necessaria!!
CHE L’ESKIMO SIA SEMPRE CON TUTTI NOI!!!!

Gaetana Picone
ASSI doc


E voi l’eskimo come lo fate?

Commentate parlandoci del tipo di eskimo che vi riesce meglio e dei problemi che avete incontrato.

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gole del maè in kayak aquasport santerno

VenetASSI, ToscanASSI e stiASSI nelle: Gole del Maè in kayak!

Scendere in kayak su dei percorsi stupendi come le Gole del Maè non può far altro che mettere di buon umore, e quando i nostri sono di buon umore e colmi di gioia emerge la parte goliardica del gruppo con un racconto che non ha nulla da invidiare ai peggiori bollettini di guerra.

Una discesa stupenda che lascia ebbri di emozioni fissando un solo pensiero nella testa: “Quando ci torniamo?”

Di seguito il resoconto ironico del nostro Carlo:

…Era un tranquillo sabato, precisamente sabato 4 ottobre 2014, quando….

gole del maè in kayak aquasport santerno

…lo sguardo di Millie passava nervosamente

da quel tronco maledettamente incastrato nella gola a quello spicchio di cielo piccolissimo sopra di loro, appena visibile in mezzo alle umide pareti rocciose.

Le canoe della Gaetana, Stefano e Fabio sbattevano tra loro e contro la roccia mentre tutti usavano le unghie per tenersi disperatamente aggrappati a quella nicchia nella quale erano incastonati.

Quattro anime smarrite, abbracciate tra loro a cercare un conforto che non arrivava.

A monte il Maè impetuoso aveva dimenticato un tronco di traverso a pelo d’acqua e una fila di esausti canoisti cercava di oltrepassarlo a nuoto con le canoe alla mano; a valle l’ignoto.

Il fiume si era portato giù solo la canoa di Carlo con una corda attaccata e Gaetano che coraggiosamente la inseguiva.

Ma questo era successo ormai mezz’ora fa e nessun grido, nessun segno veniva dal fondo di quella gola.

Ci vuole lui, l’esperto, quello bravo, colui che l’ha già fatto tante volte: Davide.

Solo lui prendendo la testa del gruppo ci può aiutare.

Però è in fondo; allora scende dalla canoa, entra nell’acqua gelida e con la canoa alla mano va verso il tronco semisommerso per raggiungere i quattro e guidarli verso la salvezza.

Ma il Maè è ancora lì, mai domo, vuole la sua vittima; subdolamente entra nella canoa di Davide, la riempie, la appesantisce, la fa sfuggire di mano.

E’ pesante, troppo pesante, se ne va, passa sotto il tronco, è rovesciata!

Solo un grande uomo può prendere una grande decisione; Davide corre nell’acqua, salta sul tronco e spera, con un balzo, di prendere la canoa al volo.

Ma il subdolo Maè ha lasciato un suo tentacolo di acqua viscida sul tronco; il povero piede di Davide ci scivola sopra, il povero corpo di Davide vola in alto, fa un carpiato, e precipita a gambe larghe sul tronco sbattendo faccia e gioielli di famiglia.

Il Maè si occupa di raccogliere corpo , canoa, pagaia e lentamente trascinarli a valle.

Più sotto, quando la Millie vede arrivare la canoa rovesciata, tutti gli spessori in polistirolo attorno, la pagaia poco più in là e infine la carcassa di Davide a pelle d’orso con lo zigomo spaccato, guarda in faccia i sui compagni di sventura, socchiude gli occhi e mormora: “MORIREMO TUTTI!” 😀

No ASSI no party!!

gole del maè in kayak aquasport santerno

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